Antiche tradizioni riportate alla luce
I campi di grano saraceno, così come quelli di segale, sono parte integrante del paesaggio locale e il loro mutare di forma e colori, nel corso delle diverse stagioni, costituisce un vero spettacolo. Detto anche localmente furmentùn, non è propriamente un cereale, ma una pianta erbacea. Viene seminato all’inizio di luglio, ma già in settembre sbocciano i suoi delicati fiori bianco-rosa, fino alla piena maturazione nel mese di ottobre. Coltivare la segale richiede tempo e pazienza. Si tratta, infatti, di un cereale dalla crescita lenta.
Si semina in autunno, ma solo alla fine di giugno le sue bionde spighe sono pronte per la mietitura e per la successiva essiccatura su pavimenti in pietra, in solai ben arieggiati.
Dopo la mietitura della segale, secondo la rotazione della colture, i campi si preparano ad accogliere la semina del grano saraceno. In questo modo, nell’arco di un anno, si ricava un secondo prodotto. Il grano saraceno, infatti, al contrario della segale, ha una crescita rapida.
Leggi di più La battitura del grano saraceno, dopo la fase di essiccatura in covoni, avviene secondo un rito tradizionale, tramandato da secoli. I covoni di grano vengono dapprima stesi su un grande telo di canapa, detto pelorscia. I battitori si dispongono quindi in coppia, uno di fronte all’altro, e con il loro correggiato (strumento per battere il grano, detto localmente fiel) alternano i colpi con ritmo preciso e cadenzato. Così mondano i grani di ogni impurità, preparandoli per il mulino.
Originaria delle regioni meridionali della Siberia, questa pianta erbacea approda in Europa attraverso i porti di Genova e di Anversa, diffondendosi rapidamente in varie regioni.
La prima citazione della presenza del formentùn nei campi di Teglio risale alla metà del Cinquecento e nel 1616 lo storico grigione Guler von Weineck ne attesta già la diffusione nel Terziere di Mezzo della Valtellina.
Fino ai primi decenni del Novecento il grano saraceno costituì l'elemento portante dell’alimentazione in Valtellina, per poi lasciare il posto al frumento e al mais.
Dalla fine degli anni Novanta, però, si assiste ad una graduale ripresa della coltivazione del grano saraceno, non solo in Valtellina, ma anche in varie località delle Alpi e degli Appennini.
Questo rinnovato interesse si deve anche al fatto che il grano saraceno è totalmente privo di glutine e possiede importanti proprietà nutrizionali.
Oggi a Teglio sono messi a coltura con grano saraceno circa 18 ettari di terreno, in parte con semente autoctona e in parte d’importazione, proveniente dal Nord Europa. Una produzione in costante aumento che rischia di compromettere il seme tellino originale, un patrimonio che in molti si stanno impegnando a preservare.
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